Presidè, col nuovo marchio c’o’ verimm nuje

Qualche giorno fa il buon vecchio Dela ha espresso la volontà di voler far tornare sulla maglia del Napoli il Corsiero del Sole, realizzando un nuovo logo che identificasse la società e la città in maniera adeguata. Dopo aver esclamato un grandissimo “Assafà”, ci siamo messi a lavoro su una nostra ipotetica versione... Napoli torna Campione!

Presidè, col nuovo marchio c’o’ verimm nuje
Diciamolo: il logo attuale del Napoli proprio non ci piaceva. Debole, anacronistico e poco rappresentativo di una città che, come poche altre al Mondo, gronda di identità e simbolismo. É stato così che, alle parole del presidente, il nostro ufficio è diventato una curva ed è esploso in un’esultanza che neanche una siggiata di Petagna al novantaquattresimo.

L’entusiasmo ci ha spinti subito a metterci all’opera su un'ipotetica proposta, lavorando su tre semplici concetti e un solo fil rouge: l’appartenenza.


1. La lettera N

L'appartenenza dei tifosi

Il Napoli è dei napoletani. Un amore autentico, viscerale, morboso, appassionato, ancestrale. Sono infiniti gli aggettivi per descrivere l’attaccamento dei figli di Partenope alla squadra. E se state per rivolgervi la solita domanda, vi anticipiamo dicendovi che, no, il Napoli non è solo calcio.

Qualcuno dice che questa squadra è rivalsa sociale: da chi? Su chi? E, soprattutto, per chi? Comprendere Napoli e i napoletani significa, indirettamente, riconoscerne le radici visibili e invisibili che portano a quell’epicentro chiamato appartenenza. Tifare Napoli è come imparare a nuotare, saper dire “Vabbuò” con la giusta musicalità, avere una nonna che la domenica fa pippiare il ragù o alzare la voce per gioia di vivere.

Il tifo, come tutto ciò che è partenopeo, si eredita. Chunque ricorda la prima partita in Curva con il proprio papà, la sciarpa, i Borghetti e i cori dei tifosi che facevano fischiare le orecchie. Quegli stessi cori che fanno tremare gli aghi degli Osservatori sismici e che rappresentano la forza del fortino appena ribattezzato Maradona.

Doveroso, dunque, portare quei tifosi sulla maglia e altrettanto doveroso, da parte nostra, fondere la storica N napoleonica con i tratti tipici degli script degli Ultras, portandoli sul cuore dei calciatori.


2. La protome equina

L’appartenenza alla propria storia

Non ce ne vogliano i somari, né chi in questa storia ci sguazza, ma l’asino e Napoli non hanno nulla a che spartire. Spesso accostato alla squadra partenopea il più o meno famoso “ciucciariello” è andato a soppiantare il cavallo, vero emblema partenopeo, in segno di disprezzo e vilipendio a una cultura granitica e radicata.

Sin dalle sue origini greche, invece, il Napoli ha avuto come millenario simbolo il Corsiero del Sole: un cavallo rampante che primeggiava nel centro storico della città a simboleggiare il carattere sfrenato, indomabile e irriducibile della città. Si narra che una statua di bronzo fosse della stata realizzata da Virgilio e in grado, con la sua forza, di guarire i cavalli malati che gli giravano tre volte intorno.

Un simbolo forte, che affonda le sue radici nell’antichissima storia della città, le appartiene, la conosce e non può non troneggiare sul nuovo stemma a ricordare a tutti l’inestinguibile fuoco dei figli del Vesuvio.


3. La modernità

L’appartenenza al proprio tempo

Orgogliosa, irrequieta e creativa, Napoli, ad un’occhiata superficiale, potrebbe apparire anche errante. Come se fosse smarrita, a cercare il suo posto in quel Mondo di cui, invece, è originale, consapevole e fantasiosa interprete.


Napoli è circondata da un velo che, attraverso i suoi porti e le sue porte, filtra ciò che decide di fare entrare, fare proprio e valorizzare. Questa città non si contamina. Tuttavia si presta e abbraccia, tocca, bacia decidendo cosa fare proprio e come farlo proprio.


Napoli è figlia del suo tempo, corre, ti suona il clacson se non riparti immediatamente al verde. Napoli è senza arzigogoli, è sintesi e minimalismo e così doveva essere il simbolo che rappresenta la propria squadra.

Da qui la scelta di un marchio bidimensionale, essenziale, a tinte piatte, adattabile su tutti i supporti in maniera coerente e riconoscibile. Figlio del proprio tempo, a modo suo.


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